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Modern slavery

Mediazione Linguistica
  • 06 Feb 2023

Tesi di: Sabrina Baldazzi

Modern slavery

Nella presente dissertazione viene trattato il tema della schiavitù moderna e di come essa si è creata, sviluppata ed affermata dal secondo dopoguerra e delle azioni in corso o da intraprendere, sia governative che individuali, per estirpare questa piaga che affligge milioni di esseri umani nel mondo, compreso quello più civilizzato. Per schiavitù moderna, secondo la definizione del Global Slavery Index, si intendono le situazioni di sfruttamento cui una persona non può sottrarsi a causa di minacce, violenze, coercizione, inganno, abuso di potere: le forme in cui si manifesta, solo per fare alcuni esempi di un mondo sfaccettato e complesso, possono essere quella della prostituzione forzata, anche minorile, la servitù domestica, il traffico di esseri umani, il vincolo da debito, lo sfruttamento di manodopera clandestina e tanti altri. Le vittime di questa nuova schiavitù provengono per lo più dai luoghi più poveri del pianeta, in fuga dalle guerre o in forte stato di disagio economico e sociale: sono le vittime nascoste dell’attuale ordine mondiale, reso possibile dalle disuguaglianze socioeconomiche che lo caratterizzano.

Così, oggi, milioni di persone sono vendute e comprate, inclusi i bambini, ai quali viene negato il sapore dell’infanzia e della vita: secondo l’Anti-Slavery International si stimano 5.4 persone schiave ogni 1.000 abitanti, per un numero complessivo di 40 milioni di schiavi, dei quali 25 milioni costretti a lavori vincolati (cd. bonded labour) e 15 milioni a matrimoni forzati (con la servitù domestica che ne deriva); proprio in virtù di questa ultima circostanza, il numero percentuale delle donne schiave è più del doppio di quello degli uomini (71% contro 29%); secondo altri attivisti, la cifra totale degli schiavi si aggira attorno ai 200 milioni, comprendendo anche le persone potenzialmente possibili di essere schiavizzate, poiché in condizioni di forte vulnerabilità: in definitiva, nel mondo, vi sono molti più schiavi viventi oggi, circa il doppio, di quanti ne furono trasportati dall’ Africa durante tutto il periodo della tratta transcontinentale. Per avere un’idea più concreta della vastità del fenomeno, essi sono pari all’intera popolazione del Canada o dell’Ucraina.

Per la maggior parte delle persone la schiavitù è ritenuta il possesso di una persona da parte di un’altra, ma questo tipo di schiavitù è stata resa illegale in tutto il mondo; tuttavia, essa continua ad essere praticata, ma sotto nuove forme: se la schiavitù legale è cessata, non si può dire lo stesso di quella illegale. Se anticamente la schiavitù si serviva delle differenze etniche e razziali per essere spiegata e giustificata, oggi le motivazioni della riduzione in schiavitù di un essere umano derivano dal suo stato di bisogno, dalla sua debolezza e dalla sua precarietà. La schiavitù cresce e si sviluppa quando attecchisce in un’area estremamente povera, nel quale il potenziale schiavo si convince che non esistono scelte alternative ad una vita soggiogata, ridotta al solo scopo di sopravvivere riempendosi la pancia (con poco o niente) e abitando in tuguri malsani e insalubri.

Secondo il maggiore esperto mondiale sulla schiavitù contemporanea, Kevin Bales, la definizione di schiavo è quella di “individuo costretto con la violenza o la minaccia della violenza a fini di sfruttamento economico”, ossia stiamo parlando del totale controllo di una persona su un’altra che viene sfruttata a solo fine di profitto; la schiavitù moderna, oscenamente, non consiste soltanto nel furto del lavoro altrui, è il furto della vita stessa. I fattori determinanti del passaggio dalla schiavitù tradizionale a quella moderna possono identificarsi in tre punti: il primo è il boom demografico che ha coinvolto il mondo dopo la seconda guerra mondiale, facendo aumentare così il numero di poveri e potenziali schiavi nei mercati mondiali; il secondo è la rivoluzione della globalizzazione economica e la modernizzazione dell’agricoltura che ha tolto ai contadini poveri quel poco che era di loro proprietà, esponendoli al rischio della schiavitù; infine, il terzo è il tremendo mix di violenza, avidità e corruzione prodottosi in tanti paesi in via di sviluppo, dove la modernizzazione ha agevolato solo i ricchi ed ha aggravato la situazione dei poveri, rendendoli ancora più poveri. La tratta degli esseri umani è il lato oscuro della globalizzazione: la possibilità di vendere in sempre più mercati espone maggiormente i capitalisti alla concorrenza, e per questi è fondamentale minimizzare i costi di produzione, diminuire il prezzo finale rendendo il prodotto più appetibile e aumentare i profitti.

Le grandi multinazionali, agendo nei paesi in via di sviluppo, si servono del lavoro non retribuito, per ridurre i costi del processo produttivo e aumentare i dividenti degli azionisti. Com’è noto, il capitale ha le ali, può trattare con tutti i mercati del lavoro del mondo, dove la forza lavoro, abbondante e in forte esubero a causa del boom demografico, è inchiodata su luoghi dove è possibile spuntare un costo del lavoro infinitamente inferiore a quello che viene praticato nel mondo occidentale, dove nessun lavoratore regolarmente retribuito, per quanto efficiente sia, può competere con un lavoratore non pagato, poiché chiaramente nessun lavoro libero può competere con un lavoro estorto. Ne deriva che, in ossequio all’etica del denaro, gli altri profitti che derivano dallo sfruttamento degli schiavi costituiscono una valida giustificazione agli occhi di coloro che se ne avvantaggiano.

Un ruolo fondamentale, al fine del mantenimento dei sistemi schiavistici, è svolto dalle corrotte forze dell’ordine, al punto che si può ben dire che in Thailandia, così come in Pakistan e Brasile, la polizia, specialmente quella locale, lontana e isolata dal governo centrale, in parte per impotenza e in parte per volontà di partecipare al profitto, non combatte il crimine organizzato, essa stessa è il crimine organizzato, esercitando il monopolio della violenza legale al fine di dare la caccia agli schiavi fuggiaschi e difendere brutalmente le ragioni dei padroni: senza alcuna protezione legale, i poveri si trovano senza alternativa se non soccombere alla “legge del più forte”, come accadeva nel selvaggio Far West...

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