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La figura dell'interprete: preparazione e falsi miti

Mediazione Linguistica
  • 19 Jan 2024

Tesi di: Ludovica Acunzo

La figura dell’interprete nella storia ha sempre oscillato fra visibilità e invisibilità.

Nonostante oggi si tenda a conferirgli sempre maggiore riconoscimento, alcune categorie (mediatori culturali, interpreti di guerra e dei segni) rimangono ancora in una situazione di scarso riconoscimento e spesso operano in condizioni di lavoro precarie.

L’interprete è una persona esperta in più lingue e specializzata nel facilitare la comunicazione tra persone che parlano lingue diverse. Gli interpreti svolgono un ruolo cruciale in vari contesti, tra cui conferenze internazionali, incontri diplomatici, trattative commerciali, procedimenti legali, consultazioni mediche e interazioni comunitarie.

Oltre a possedere eccellenti competenze linguistiche, gli interpreti sono addestrati a convertire rapidamente e accuratamente il linguaggio parlato da una lingua all'altra.

Devono avere una profonda comprensione sia della lingua di partenza (la lingua parlata dall'oratore) sia della lingua di arrivo (la lingua in cui stanno interpretando).

Ciò richiede non solo la padronanza di più lingue, ma anche una conoscenza completa delle sfumature culturali, delle espressioni idiomatiche e della terminologia specialistica.

Il ruolo dell’interprete è quello di facilitare la comunicazione e di garantire che il messaggio sia trasmesso accuratamente da una lingua all'altra e trascende la semplice traduzione; l’interprete deve anche gestire gli aspetti culturali e contestuali della conversazione per garantire una comunicazione accurata e significativa, mantenendo la massima riservatezza e imparzialità nel fornire il servizio.

In tal senso appare illuminante l’etimologia latina del termine, l’interprete, dal latino interpres (gen. interpretis), è l’agente tra (inter) due parti, l’intermediario, il mediatore, il negoziatore.

Non è un caso, del resto, se il vocabolario Treccani, alla voce “interpretare” reca anche: Intendere, indovinare ciò che è nell’animo di una o più persone, sostituendosi a queste nel tradurlo in atto o nel manifestarlo.

Gli interpreti possono lavorare in diverse modalità, tra cui l'interpretazione consecutiva e l'interpretazione simultanea. Nell'interpretazione consecutiva, l'interprete ascolta l'oratore e prende appunti mentre questi trasmette il suo messaggio; dopo che l'oratore ha terminato, l'interprete trasmette il messaggio nella lingua di destinazione. Nell'interpretazione simultanea, l'interprete ascolta l'oratore in cuffia e fornisce l'interpretazione in tempo reale, di solito in una cabina dotata di apparecchiature di interpretazione.

Vale la pena notare che con i progressi della tecnologia, l'interpretazione a distanza è diventata più diffusa, consentendo agli interpreti di fornire i loro servizi a distanza attraverso piattaforme di videoconferenza o piattaforme di interpretazione dedicate. Ciò ha ampliato l'accesso ai servizi di interpretazione e ha fornito una maggiore flessibilità nel soddisfare le esigenze linguistiche di popolazioni diverse.

L’interpretariato, come la traduzione, velocizza i rapporti, rende immediatamente fruibile il pensiero altrui, rende più vicine culture molto diverse.

Se è vero che nessun dato può essere considerato come assoluto, sicuramente esistono diversi falsi miti e idee sbagliate riguardanti gli interpreti che possono portare a fraintendimenti sulla loro professione e sulle loro capacità.

Ad esempio, si pensa che gli interpreti siano dizionari umani: sebbene gli interpreti abbiano forti competenze linguistiche, non sono dizionari ambulanti che conoscono ogni parola in più lingue. L'interpretazione non si limita a tradurre parola per parola, ma comprende e trasmette il significato, il contesto e le sfumature culturali del messaggio.

Si ritiene anche non necessaria un’accurata preparazione prima di fornire un’interpretazione, ma gli interpreti necessitano di un tempo di preparazione per familiarizzare con l'argomento, la terminologia specializzata e le informazioni di base pertinenti prima di un incarico; ciò contribuisce a garantire un'interpretazione accurata ed efficace. Per questo motivo è sbagliato credere che gli interpreti siano sempre disponibili con breve preavviso.

Sebbene gli interpreti si sforzino di soddisfare le esigenze dei clienti, non è sempre possibile che siano disponibili immediatamente o con breve preavviso. Programmare un interprete in anticipo consente una migliore preparazione e garantisce la disponibilità di professionisti qualificati.

Una delle convinzioni più errate che riguardano questa professione è che le persone bilingue possono diventare interpreti professionisti automaticamente: essere bilingue è un'abilità preziosa, ma l'interpretariato professionale richiede una formazione, un'esperienza e una competenza specifiche. Gli interpreti si sottopongono a una formazione e a una pratica approfondite per sviluppare le competenze necessarie per un'interpretazione accurata e affidabile.

Va detto che anche la traduzione non è esente da miti piuttosto comuni (“basta un buon software di traduzione”, “un bilingue è un ottimo traduttore”, e simili), in particolare il più diffuso: interprete e traduttore vengono fusi in una cosa sola, una sorta di ibrido anche difficile da collocare nel panorama lavorativo.

Se poi spostiamo l’attenzione nel campo giudiziario ci rendiamo conto che spesso il legislatore, le autorità giudiziarie, le forze dell’ordine e tutti coloro che si avvalgono dei servizi di un traduttore o di un interprete, ma anche, purtroppo, coloro che vengono chiamati a svolgere questo ruolo in ambito giuridico, non hanno precisa cognizione sia dal punto di vista linguistico che deontologico - del reale profilo professionale di questa figura e i requisiti fondamentali obbligatori per svolgere un ruolo che richiede grande responsabilità e formazione specifica.

È quindi importante sfatare questi miti e comprendere le competenze, la formazione e i limiti degli interpreti (e dei traduttori) professionisti per apprezzare il ruolo cruciale che svolgono in una comunicazione interlinguistica efficace.

Questa è anche la finalità di questo lavoro di tesi, diviso in tre capitoli. Il primo è un breve viaggio nella storia della figura dell’interprete, dai primi passi nell’Antico Egitto al moderno interpretariato.

Il secondo capitolo si sofferma sul percorso formativo dell’interprete, con qualche cenno di psicolinguistica per conoscere gli “strumenti” (tra i quali il cervello e le sue funzioni occupano un ruolo centrale) di cui ha bisogno l’interprete. Gli esercizi per una efficace interpretazione concludono il capitolo.

Il terzo capitolo è dedicato ad approfondire i luoghi comuni, i “falsi miti” e gli stereotipi associati alla figura dell'interprete.

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